Voga alla Veneta

La tecnica della voga alla veneta è indissolubilmente legata alla storia della laguna di Venezia.

La tradizione fa risalire al V secolo i primi insediamenti urbani in laguna, a seguito delle invasioni degli Unni di Attila e la successiva distruzione dei centri romani di Altino, Aquileia e Padova.
La migrazione avvenne probabilmente durante il secolo successivo con la discesa dei Longobardi che a differenza degli Unni contribuirono profondamente al mutamento di situazioni politiche e sociali attuate con un controllo territoriale e via via con una vera organizzazione statale.

 
Una nota lettera di Cassiodoro ai tribuni marittimi di Venezia, scritta nel 537-538 ed ad un passo dalla compilazione del Administrando Imperio di Costantino VII Porfirogenito (940-950), sostengono come in epoche precedenti le isole lagunari fossero praticamente disabitate, ma comunque frequentate da pescatori e mercanti di sale. Un passo Gaio Sollio Sidonio Apollinare mostra come già nel V secolo si svolgesse un attivissimo commercio nella laguna e nei fiumi limitrofi probabilmente risaliti con battelli di medie dimensioni chiamati “cursoie”.

La vecchia circoscrizione augustea nota come Venetia et Histria dipendente dall’Esarcato di Ravenna a poco a poco si riduce ai confini lagunari
provocando di volta in volta nuove migrazioni verso le lagune:
nel 568-569 furono invase dai Longobardi
il Friuli, Treviso, Vicenza e Verona; nel 601 Padova, nel 639 Altino
e Oderzo. Nel 670 il duca friulano Lupo interrompe il collegamento con
l’Istria (ancora bizantina) impadronendosi del passaggio fra Grado e
terraferma. Liutprando estende il dominio Longobardo fino a Comacchio,
separando a sud la provincia dalle terre dell’esarcato di Ravenna.

L’isolamento delle lagune costringeva gli abitanti all’alternativa dello spostamento verso il mare, unica via aperta. I terreni ricchi di salso, inadatti alla coltivazione ed una pesca di sussistenza spinsero dunque gli abitanti a scegliere il commercio. L’architettura navale dovette in un primo tempo essere importata direttamente dalle province romane, anche se ben presto il particolare ambiente dovette imporre quelle forme e quelle tecniche di voga sopravvissute fino ad oggi.

L’assenza allora di un accentuato moto ondoso, i ridotti fondali, velme, barene, ecc. imposero il fondo piatto, senza chiglia, di facile manutenzione che in caso di emergenza permette di mettere agevolmente in secco la barca sui litorali sabbiosi. La necessità di poter vedere bene dove ci fosse fondale sufficiente a navigare, costrinse a vogare in piedi in avanti. Da questi primi moduli costruttivi e dal probabile incontro con le tecniche abruzzesi e dalmate dovette prendere invece forma la marineria veneziana maggiore.

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